La quarta industria italiana sta crollando
allego in corsivo un articolo preso da "la stampa" di metà agosto e messo nel cassetto ben sapendo che presto sarebbe tornato molto utile...
alla crisi economica il calcio italiano (con tutto il suo bell'indotto) sta aggiungendo una crisi di risultati evidenti e che potrebbe (basta continuare così il cammino europeo) portare già dall'anno prossimo al taglio di una società dalla champions con evidenti ripercussioni finanziarie. pensate alla as roma spa due anni fuori dalla coppa cosa stiano costando, con le pressioni di unicredit da una parte e dei tifosi dall'altra la rosella è presa in mezzo.
nel caso chi traerebbe vantaggio sarebbe la germania e allora guardiamolo un pò sto modello tedesco cui ieri bizzotto ha fatto qualche cenno sulla presenza delle persone negli stadi (ah, anche ieri il milan appena sopra i 30mila paganti...).
"Si riparte. Come sempre, a giocare d'anticipo è la Bundesliga. Tutti in campo, prima degli altri campionati d'avanguardia. Si riparte stasera dai campioni in carica e dai fieri rivali di un anno fa, dal Wolfsburg e dallo Stoccarda. E si riparte da vecchi patemi e rinnovate certezze. In campo europeo, ruolo da comparse (questa frase è l'unico errore di un articolo perfetto).
Fuori dal campo, nessuno come loro. Perché i tedeschi hanno imparato e da loro non si può che apprendere. Soprattutto di questi tempi, quando è la recessione a dettare l'agenda del calcio. Loro sanno come fare. Vivono sotto un cielo senza stelle, ma hanno imparato a farlo illuminare.
Un fenomeno da studiare, la Bundesliga. Qualità poca, fuoriclasse zero (o quasi). Ma appeal elevato, roba da picchi mondiali. Niente a che vedere con Premier League inglese, Liga spagnola e Serie A italiana in quanto a protagonisti di spicco (non un caso se i tedeschi hanno perso un paio di posti in Champions League nel giro di pochi anni), ma se si tratta di calamitare interesse non ci sono eguali. In termini di seguito di spettatori e di investimenti di aziende.
Altri vincono sul campo, i tedeschi altrove, soprattutto sugli spalti e nei libri contabili. Un paio di stagioni fa, il sorpasso. Poi, l'allungo, deciso e perentorio.
I conti della passata stagione parlano chiaro: 12.822.484 spettatori totali, che spalmati su 306 partite fanno una media di 41.904 a gara (con un incremento del 7,5 per cento rispetto alla stagione precedente). Cifre da record, ben più elevate di quelle relative alla Premier League, che un tempo dettava legge e ora è distanziata di circa 5 mila unità.
Il paragone con la nostra serie A, poi, risulta addirittura imbarazzante: il massimo campionato italiano ha chiuso con una media di 25.779 presenze a partita, che non è molto più della metà di quel che fanno registrare gli stadi tedeschi. Normale, forse. Perché lì il tifoso viene prima di ogni altra cosa. E' coccolato e accontentato.
(aggiungo: in germania, come del resto in tutta europa non esiste il biglietto nominale menchè meno la tessera del tifoso su cui l'uefa ha reso noto di essere contraria e che la sua introduzione rischia di far perdere all'italia l'organizzazione di euro2016. tanto per dire in francia stanno sperimentando la possibilità di acquistare il biglietto stadio tramite sms come fosse una ricarica; all'ingresso è sufficente l'esibizione del messaggino di ritorno per entrare. qui invece abbiamo i tornelli che suonano un pò come il ponte levatoio davanti alla città medioevale fortificata..).
Gli stadi, innanzitutto. Autentici gioielli quelli costruiti ex-novo o ristrutturati per il Mondiale scorso. E se i posti rigorosamente a sedere non piacciono ai tifosi della curva una soluzione la si trova comunque. Nelle competizioni europee, dove vige l'obbligo, solo posti a sedere (aggiungo: ma in curva si sta in piedi ovviamente). In campionato, spazio agli ultrà, quelli che preferiscono stare in piedi. Per non parlare dei prezzi, di gran lunga i più bassi dell'Europa calcistica più avanzata: 20 euro e 79 centesimi il prezzo medio, 10 quello di curva, poco più di 100 un abbonamento nei settori meno costosi. E le trasferte? Tutt'altro che vietate (come del resto striscioni, megafoni e tamburi aggiungo io). Se ne occupano i club, come in Inghilterra: treni noleggiati dalle società e sorvegliati da steward privati, trasferimento in pullman per lo stadio, il tutto per una cifra che non supera i 15 euro.
Consequenziale il magnifico colpo d'occhio di impianti come il Westfalenstadion di Dortmund, dove a vedere le partite di un Borussia pur non all'altezza dei suoi tempi migliori ci vanno più di 70 mila persone.
E se il seguito è così cospicuo è normale che la Bundesliga attiri investimenti come una calamita. C'è la recessione, ma il calcio tira. In Germania non si punta solo sulla tv, ma anche quella fornisce entrate non da poco: l'ultimo contratto, roba da 412 milioni all'anno (per 4 anni), ha fatto registrare un incremento di 7 milioni rispetto al precedente.
E poi ci sono gli sponsor, che anno dopo anno sembrano fare a gara per imprimere il proprio marchio sulle maglie delle squadre tedesche. L'anno scorso il totale degli introiti era di 102,9 milioni, cifra da primato europeo. Quest'anno si è già arrivati a quota 130 milioni (20 soltanto dalla Volkswagen al Wolfsburg, 20 da Deutsche Telekom e Gazprom rispettivamente a Bayern Monaco e Schalke), in attesa che anche il Bochum ne trovi uno.
Lievitano le entrate, diminuiscono le uscite: e tutti i club chiudono i bilanci con utili netti. Difatti se la Bundesliga è alle spalle della Premier League in fatti di ricavi (1 miliardo e mezzo di sterline per gli inglesi, 900 milioni per i tedeschi), il calcio tedesco primeggia in quanto a utile d'esercizio, di gran lunga il migliore d'Europa. Perché si spende meno anche per altre voci di bilancio. Prima di tutto gli stipendi dei calciatori; altrove incidono per il 62-64 per cento dei ricavi, in Germania solo per il 45 per cento.
Senza dimenticare il calciomercato: nessuna corsa ai fuoriclasse strapagati, piuttosto ci si butta su calciatori di medio livello a prezzo di saldo. Magari in campo europeo si vince poco (ribadisco unico errore, ci stanno già superando), ma fuori la Bundesliga non ha rivali".
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ps: nessun media nazionale ve lo dirà perchè il suo scimmiottamento repressivo al quadrato è il comodo modello di riferimento nostrano ma purtroppo questo non cambia le cose:
martedì 29 è morto il tifoso ferito a coltellate in west ham-millwall http://www.zeenews.com/news566967.html.
Etichette: bundesliga, calcio moderno, modello econonico, modello inglese, tessera del tifoso
1 Commenti:
mah che dire qui va tutto a rotoli altro che fine della crisi,l'azienda x cui lavoro lunedi scorso ha annunciato il suo piano industriale che prevede un taglio di 1000 dipendenti in tutta italia,ma nè tv e giornali ne hanno dato notizia.ah dimenticavo il nome dell'azienda:tenaris
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