giovedì 5 aprile 2007

La mia esperienza personale all'olimpico

4 anni fà ero andato a roma a seguire la samp, eravamo circa 3000... con i romanisti la rivalità non è particolarmente accesa... ad un certo punto dal settore dei giallorossi arrivano alcune bottigliette, taluni dei nostri gliele rimandano indietro... non c'è tensione o almeno io con le mie 200 partite con la samp non avverto pericolo. la celere si schiera, poi parte improvvisa... carica nel mucchio come ieri sera, come con altre decine di tifoserie... sempre per lo stesso motivo... vedo signori di 50anni prendersi manganellate... vedo ragazze cadere, piangere.... per fortuna io sono nelle file più in basso... riesco a mettermi al riparo mentre la folla cercando anch'essa di fuggire si accalca al plexiglass... la celere arretra poi riparte un paio di volte... sempre a caricare nel mucchio... sempre verso gente che non reagisce se non inveendo... tutto esattamente come ieri... come chissà quante altre volte, sempre a roma, sempre con lo stesso reparto (si dice siano quelli della diaz di genova... a proposito, lo sapete che le famose molotov sono sparite? non si trovano più...). poi qualcuno si organizza con delle aste di bandiera ma prontamente arrivano alcuni capi che cercano di calmare assaliti e assalitori.
ricordo che la sud, il cuore del tifo romanista viste le scene fà un coro contro le fdo, ricordo che alcuni ragazzi della sud giallorossa andarono in ospedale ad interessarsi dei nostri feriti questo tanto per dire cos'è la lealtà... e cosa sono i nostri rapporti.
ricordo che un diregente della samp arrivò preoccupato dal nostro settore... ricordo nei giorni seguenti le polemiche sulle tv locali... sulla stampa cittadina che portarono un senatore (mazzarello ds) a svolgere un'interpellanza parlamentare in merito ai fatti dell'olimpico. la nostra tifoseria organizzata andò compatta per vie legali a cercare di far valere i propri diritti.

oggi toccherà al manchester fare un reclamo come toccò alla samp allora. toccherà alla stampa inglese denunciare quanto accaduto. così come è toccato, lo ribadisco a diverse tifoserie. sempre all'olimpico, sempre gli stessi problemi (sempre con gli stessi uomini in divisa?).

possibile che sia sempre e solo colpa dei tifosi? LL

2 Commenti:

Alle 6 aprile 2007 alle ore 17:41 , Anonymous Anonimo ha detto...

questo è un'articolo dell'epoca trovato sul blog di un giornalista (Lorenzo Guadagnucci) che non aggiunge nulla di nuovo ma che racconta soltanto i fatti e si fa delle domande

STRANE CARICHE ALLO STADIO

L'altra sera alla Domenica sportiva, o forse a un tg, durante il servizio sulla partita Roma-Sampdoria, il telecronista, fra un gol e l'altro, ha accennato agli scontri avvenuti nella parte di stadio occupata dai tifosi genovesi. Il servizio ha mostrato un nugolo di poliziotti in curva alla prese coi tifosi: una carica che lo stesso telecronista ha definito come qualcosa di poco comprensibile. Chi era allo stadio, in sostanza, non ha capito perché la polizia abbia deciso quella carica. Il caso è finito anche in parlamento, per u'interrogazione dell'onorevole Graziano Mazzarello (Ds): "A giudizio di ossrevatori esterni - ha scritto il deputato - gli spettatori in questione, che tradizionalmente mantengono un atteggiamento corretto, non sembra abbiano assunto atteggiamenti tali da richiedere interventi così".

L'interrogazione ha suscitato la reazione di un sindacato di polizia, il Consap (che annovera fra i suoi dirigenti quel Vincenzo Canterini visto in azione alla scuola Diaz durante il G8 di Genova nel 2001), che ha parlato di "reazione inevitabile, controllata e professionale delle forze dell'ordine", dimenticandosi però di specificare quale sia stata l'origine della "reazione inevitabile". Il Consap in compenso aggiunge che l'operazion si è conclusa con tre agenti feriti e un tifoso arrestato e condannato per direttissima a sei mesi.

Questa condanna può forse bastare a giustificare un episodio del genere? O forse avremmo diritto - in parlamento ma anche nell'informazione di tutti i giorni - a sapere perché le forze dell'ordine compiono certe azioni? Che avranno mai fatto quei tifosi genovesi, rinchiusi nel loro spicchio di curva? Che provocazione potranno avere mai attuato? E se anche avessero provocato - evidentemente in modo verbale, visto l'isolamento fisico cui sono costretti i tifosi in trasferta - ha senso scatenare una carica, parsa poco motivata agli stessi cronisti sportivi?

Non dimentichiamoci che le curve degli stadi e gli scontri con gli ultrà (gli scontri FRA ultrà non si vedono da anni e anni) sono la palestra ideale per quella parte delle forze dell'ordine che crede nella repressione e non nella prevenzione, che teorizza e pratica il pugno di ferro, prima negli stadi poi nella società.

L.G.

 
Alle 6 aprile 2007 alle ore 17:43 , Anonymous Anonimo ha detto...

Sempre per non dimenticare....

[Verona-Brescia] Ultrà in coma, caso chiuso
sabato 9 settembre 2006.

La procura chiede l’archiviazione dell’inchiesta sul pestaggio di Paolo Scaroni nel dopo Verona-Brescia. Ma le conclusioni del pm confermano la tesi dei tifosi.

Un «pestaggio» destinato a restare impunito. La Procura di Verona ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sugli scontri fra ultrà e polizia dopo la partita di campionato fra Verona e Brescia del 24 settembre 2005. Durante gli scontri alla stazione ferroviaria di Porta Nuova, rimase gravemente ferito Paolo Scaroni, 29enne residente a Castenedolo che seguiva la trasferta con lo storico gruppo ultrà Brescia 1911. Il tifoso ricoverato in condizioni gravissime all’ospedale di Verona, dopo alcune settimane di coma farmacologico indotto venne operato alla testa per rimuovere un grumo di sangue. Infine sette mesi di riabilitazione nel centro specializzato di Negrar in provincia di Verona. Solo dallo scorso aprile è tornato a casa. Un calvario percorso con coraggio e il tenace sostegno degli amici della Curva Nord. Le indagini condotte dal sostituto procuratore scaligero Pier Umberto Vallerin non sono nel frattempo riuscite a risalire ai presunti colpevoli. Non perchè il fatto non sia effettivamente avvenuto, anzi sul fatto che sia stato commesso un «efferato pestaggio» come si legge negli atti della richiesta di archiviazione e come sempre sostenuto dagli ultrà bresciani presenti agli scontri, gli inquirenti non hanno dubbi. Il problema è che mancano nomi e cognomi degli autori: nessuna immagine o filmato utile a identificarli, tantomeno testimonianze dirette. Neppure quella di Paolo che due mesi fa è stato ascoltato dal magistrato che si è recato personalmente nella sua abitazione di Castenedolo. Lì dove la mamma gli sta a fianco ogni istante senza lasciarlo mai solo per seguirlo nella delicata terapia di riabilitazione. «A lungo con violenza. Prima mi hanno picchiato. Dopo sono caduto per terra - ha raccontato l’ultrà al pm che prima di chiudere l’inchiesta ha voluto attendere pazientemente che Paolo Scaroni si riprendesse -. Ho battuto la testa e sono precipitato nel buio. E non ricordo più nulla». L’inchiesta dunque arriva al capolinea fissando comunque alcuni postulati in una vicenda scandita dalle «verità» diametralmente opposte della questura di Verona e degli ultrà. I tifosi della Curva Nord-Brescia 1911, hanno sempre sostenuto che la polizia avrebbe premeditato un piano di guerra contro i tifosi bresciani. A Verona si sarebbe consumata secondo gli ultrà biancazzurri una vera e propria aggressione: a farne le spese sarebbe stato Paolo Scaroni. Accuse alla polizia, accompagnate da una serie di filmati girati con i telefonini e dalle testimonianze degli altri ultrà meticolosamente raccolte da Ennio Buffoli, legale della famiglia del 29enne. Completamente opposta la versione della questura scaligera che teorizzò che Paolo fosse stato colpito da un sasso lanciato dai suoi amici in direzione dei poliziotti. Sempre nella versione della poliza si parlò di una ferita compatibile con le dimensioni di un cubetto di porfido. Una tesi «smontata« dal referto del pronto soccorso e dalle conclusioni dell’inchiesta che ha appurato come i traumi siano stati causati da «gravi e ripetute percosse». Non un’incidente insomma ma un pestaggio. Quello che da sempre ha sostenuto l’avvocato Ennio Buffoli. Purtroppo però non basterà a risalire ai colpevoli.
Fonte: Indymedia.

 

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