giovedì 5 novembre 2009

Petroldollari, introduzione

il mio amico Mattia mi ha inviato la sua tesi di laurea (redatta nel 2007) che ho letto con grande interesse.
la materia trattata ben si sposa con questo blog tantopiù che è stata sviscerata in aspetti poco chiari su cui l'informazione ufficiale ha, a mio modesto avviso, colpevolmente sorvolato.
dunque ho pensato di pubblicarla un pò alla volta.
approfittando poi della funzione "etichette" l'impaginazione finale sarà unitaria anche se la dovessi spezzare da miei post.
buona lettura.

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Il mercato del petrolio è un argomento di estrema attualità di cui si possono analizzare molteplici aspetti. E' inevitabile quindi che una tesi di laurea affronti solo alcune questioni. Non si parlerà di sostenibilità e di impatto ambientale. Non si analizzerà per quanto tempo l'ambiente sarà in grado di sopravvivere mantenendo questi livelli di consumo di idrocarburi. Non si parlerà della necessità di fonti rinnovabili e del risparmio energetico. Non ci si soffermerà neanche sulla questione del picco del petrolio (o "Picco di Hubbert") cioè il punto di produzione massima oltre il quale le riserve inizieranno a diminuire, superato il quale il prezzo dovrebbe salire vertiginosamente. L'oggetto di questa tesi sarà il rapporto tra dollaro e petrolio nel sistema economico attuale nato dopo la fine degli accordi di Bretton Woods. Si vuole cercare di capire a cosa serve controllare il prezzo del petrolio e perché è necessario per l'economia americana continuare a mantenere il dollaro come moneta per le transazioni internazionali. Si vuole spiegare perché è di fondamentale importanza per l'economia americana il controllo dei pozzi petroliferi e delle zone in cui passano gli oleodotti. Negli ultimi anni ci sono stati diversi cambiamenti come la nascita della moneta unica europea che potrebbe in futuro sostituire il dollaro nel suo ruolo di moneta internazionale per le transazioni, soprattutto petrolifere, e creare grossi problemi all'economia statunitense in pesante deficit da diversi anni. Per questo si cercherà di analizzare le guerre in Irak e in Afghanistan e le tensioni ancora oggi presenti in altri paesi come l'Iran in quest'ottica.
Il primo capitolo analizza il sistema di Bretton Woods e la sua entrata in crisi, dovuta principalmente al fatto che non era più possibile garantire la convertibilità in oro dei dollari in circolazione. Era stata stampata molta più moneta rispetto all'oro presente nelle casse statunitensi che già a fine degli anni '60 copriva appena la circolazione interna del dollaro. Si passa quindi in rassegna la prima crisi petrolifera del 1973 con la conseguente ascesa del ruolo dell'Arabia Saudita.
E' in questi anni che il ruolo del prezzo del petrolio assume la stessa importanza che aveva l'oro durante il Gold Standard. Il greggio, infatti, viene indicizzato e venduto in dollari. Il che significa che qualsiasi acquirente dell'oro nero doveva prima comprare dollari e successivamente comprare petrolio. Gli Stati Uniti trovandosi in questa posizione privilegiata potevano permettersi, in quanto detentori della valuta internazionale per le transazioni, di stampare moneta senza avere le conseguenze inflative che avrebbe avuto qualsiasi altro paese. Questo era possibile a patto di controllare il processo di formazione del prezzo del petrolio e finanziando il deficit della bilancia dei pagamenti con i petrodollari: cioè i dollari provenienti dagli esportatori di greggio.
L'Arabia Saudita era la chiave di tutto ciò: doveva investire in titoli di stato americani e impegnarsi a mantenere il prezzo del petrolio a livelli accettabili, aumentando la produzione in caso di embarghi. In cambio riceveva dagli USA sostegno politico e, se necessario, militare.
Nel nuovo sistema monetario l'egemonia del dollaro e del mercato finanziario statunitense combinavano le loro forze per aumentare la capacità di controllo e di influenza di Washington sull'economia internazionale. Da una parte la centralità del dollaro come moneta internazionale dominante qualificava la divisa statunitense come la più importante opzione di riserva di valore per gli investitori privati e i governi, dall'altra il potere di attrazione che esercitavano le dimensioni del mercato finanziario americano sui capitali internazionali rafforzava il dominio del dollaro.
Si arriva quindi alla seconda crisi petrolifera. L'Iran successivamente alla cacciata dello Scià e al ritorno in patria dell'ayatollah Khomeini attuò una politica di rialzo del prezzo del petrolio e si ritirò dal mercato. Nonostante i tentativi dell'Arabia Saudita il prezzo del petrolio aumentò di oltre il 100%.
All'inizio degli anni '80 a causa della crisi del profitto industriale, si iniziò a sostenere il settore finanziario. Emerse così un fenomeno nuovo: la finanziarizzazione. Gli investimenti produttivi non erano più sufficienti e bisognava appropriarsi di profitto prodotto da altre parti. Come? Con la speculazione: investendo sulle variazioni al rialzo o al ribasso dei tassi di interesse, dei corsi dei titoli, dei corsi dei cambi o dei prezzi di alcune materie prime soprattutto petrolio. Nacquero così nuovi strumenti finanziari: swap, futures, opzioni, Cfd. Il secondo capitolo affronta invece le guerre per il petrolio degli ultimi anni, conflitti molto diversi da quelli che hanno caratterizzato il periodo della guerra fredda e il confronto tra USA e URSS. Nell'agosto del 1990 iniziò la prima guerra in Irak. Baghdad veniva da una situazione disastrosa: la guerra con l'Iran e il basso prezzo del petrolio avevano messo il paese sul lastrico. Così la decisione di invadere il Kuwait. Già da subito fu chiaro che gli USA volevano intervenire anche se i bombardamenti americani inizieranno qualche mese dopo. In realtà il motivo principale dell'intervento statunitense era garantire la stabilità dell'area e avere un determinato prezzo del petrolio che, come si vedrà nelle pagine seguenti, massimizzi la rendita petrolifera. Con la loro presenza militare sono riusciti ad ottenerlo. Con l'implosione del blocco sovietico gli Usa si sono trovati ed essere l'unica superpotenza. Grazie al ruolo di moneta egemonica, il dollaro era notevolmente avvantaggiato: aveva una maggior protezione dalle fluttuazioni della moneta, poteva emettere banconote a scambiarle con beni e servizi (signoraggio) e poteva finanziare il proprio deficit della bilancia dei pagamenti con i petrodollari.
Negli anni '90 iniziò il processo che porterà alla nascita dell'euro, non solo per limitare il potere del dollaro ma per porsi come moneta alternativa e magari cercare di sostituirlo. Infatti il paese che emette la valuta in cui viene indicizzato il petrolio ha diversi vantaggi.Nel 2001 scoppiò la guerra in Afghanistan. Questo paese pur essendo irrilevante come produttore di petrolio e gas naturale è centrale nella lotta per il controllo del mercato petrolifero. I Talebani da alleati erano diventati nemici perché non erano riusciti ad avere il controllo. Poi con l'11 settembre arrivò anche l'occasione per poter attuare militarmente una strategia che era già stata pianificata ma che non aveva ancora trovato la scintilla che permettesse di passare dal piano politico a quello militare.
Alla fine degli anni '90 gli Usa erano il paese più indebitato al mondo e, più di prima, era necessario mantenere il dollaro come moneta internazionale per le transazioni. Saddam alla fine del 2000 decise di denominare le proprie importazioni in euro. Inizialmente questa scelta venne sottovalutata, ma dopo l'11 settembre l'Irak ritornò nel mirino degli USA e venne accusato di produrre armi di distruzione di massa violando le risoluzioni dell'Onu. Si arrivo quindi al conflitto nel marzo del 2003. La paura era che la scelta di Saddam potesse essere seguita da altri paesi in primis l'Iran. L'altro obiettivo era eliminare Saddam ed avere un governo più fedele che permettesse un maggior sfruttamento delle risorse così da ridurre la dipendenza dai sauditi che si stavano dimostrando sempre meno affidabili. Lo scontro per il controllo delle zone importanti dal punto di vista petrolifero è ancora aperto.
Il Venezuela è uno dei paesi aderenti all'Opec è al settimo posto tra i paesi produttori ed è tra i più ricchi del mondo per quanto riguarda le riserve accertate.Ma solo dopo la nazionalizzazione della Compagnia Petrolifera Statale Venezuelana (PDVSA) e l'arrivo al governo di Chávez, iniziò quella ristrutturazione che toglierà di mezzo le famiglie oligarchiche venezuelane dalla gestione del petrolio.
Ma fu nel 2006 che Chávez fece la dichiarazione più importante: si augurò che prima o poi l'Opec riesca a liberarsi dalla dittatura del dollaro, prendendo come riferimento per il prezzo del petrolio, l'euro invece che il dollaro.
Un'altra zona importante è il bacino del Caspio, sia per le importanti riserve di petrolio presenti che per il controllo delle pipeline che trasporteranno il petrolio nei mercati occidentali. Anche se non sono paragonabili alle riserve del Golfo Persico stanno assumendo enorme importanza a fronte del previsto esaurimento dei pozzi dell'Alaska e del Mare del Nord.La Russia ha sempre avuto una posizione di primo piano ma potrebbe incrinarsi da quando è stato inaugurato l'oleodotto BTC (Ceyhan-Tiblisi-Baku) in cui gli Stati Uniti hanno forti interessi.
Il grosso problema per lo sfruttamento delle risorse energetiche dell'Asia Centrale è lo status giuridico del Mar Caspio. Dopo il dissolvimento dell'Unione Sovietica, i nuovi stati non si sono più sentiti vincolati dai trattati precedenti.
Gli Stati Uniti e l'Unione Europea sarebbero fortemente interessati a costruire una pipeline sottomarina transcaspica anche se l'ultima parola continua ad averla la Russia che proprio lo scorso maggio ha raggiunto un accordo con Turkmenistan e Kazakistan per la realizzazione di una pipeline lungo la costa orientale del Caspio.
Ma il paese che sta creando più problemi al dominio del dollaro è l'Iran, che già dal 2003 ha iniziato ad accettare euro per il pagamento delle esportazioni di petrolio. L'anno scorso sembrava imminente la creazione di una borsa petrolifera iraniana in cui in petrolio venisse indicizzato in euro, proposta che poi è rimasta solo sulla carta ma che crea molti più problemi agli Usa che non il programma di arricchimento nucleare. Anche le riserve iraniane e di altri paesi produttori di petrolio si stanno spostando molto lentamente verso l'euro. Non sono ancora segnali di un capovolgimento ma sono comunque da tenere in considerazione.

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4 Commenti:

Alle 5 novembre 2009 alle ore 15:44 , Anonymous Anonimo ha detto...

Finalmente qualcuno (bravo) che spiega chiaramente!
Un unico dubbio è quando dice:"... e finanziando il deficit della bilancia dei pagamenti con i petrodollari: cioè i dollari provenienti dagli esportatori di greggio.",cioè sembra che gli Arabi consegnino, agli USA, i dollari guadagnati con la vendita del petrolio.
Sò di non sapere...mi potete spiegare questo punto?
Un grosso saluto.
ang

 
Alle 6 novembre 2009 alle ore 00:52 , Anonymous Loris ha detto...

Sarebbe interessante poter leggere tutta la tesi, perchè l'introduzione è decisamente valida.
Ci puoi dare un link dove poterla trovare, ovviamente con il benestare del tuo amico Mattia?
Grazie

 
Alle 6 novembre 2009 alle ore 11:47 , Blogger LL ha detto...

x ang:
ti faccio rispondere direttamente da lui appena ha un attimo di tempo in questo spazio.

x loris:
pubblicherò tutta la sua tesi qua su rumorsrisparmio in via esclusiva ;-)

 
Alle 6 novembre 2009 alle ore 22:39 , Blogger marshall ha detto...

Luca,
l'argomento riscuote il mio massimo interesse. Essendo molto lungo, lo leggerò nei ritagli di tempo che riuscirò a procurarmi.
Ma tu ogni tanto ricordamelo.

 

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