Cassano: "loro sono la mia gente, io sono il loro calciatore"
da sampdoria.it
«Questa squadra mi ha ridato la felicità, quello che ho qui non lo trovo da nessun'altra parte al mondo... Resto fino a 34 anni, e poi chiudo in bellezza».
Che cosa ti ha spinto a restare alla Samp, visto che il parere determinante era il tuo, in fin dei conti?
«Veramente il parere determinante era di Marotta, che ci ha messo il grano, non mio... A parte tutto, qui ho trovato quello che non avevo mai trovato in dieci anni di calcio. C'è una società che mi fa sentire importante, a partire dal presidente, che mi vuole un bene dell'anima. In più ho trovato il Direttore Marotta, la prima persona nel mondo del calcio che mi capisce, e tutti i suoi collaboratori. Appena sbaglio qualcosa, mi mandano un messaggino per farmi sentire che mi sono vicini, non mi era mai capitato. Voglio rimanere qui ancora per tanto, anche perché il Direttore lo sa che dal momento che mi manda via gli metto la gente contro...».
I soldi per te invece non sono una priorità.
«Io ho rinunciato a tanti soldi per la felicità, che non ha prezzo. La felicità l'ho trovata qui, anche se ho giocato nel club più importante del mondo, il Real Madrid, dove molti pagherebbero per poter andare. Ma è la Samp per me la squadra più importante, mi ha dato la vita, la fiducia, mi ha fatto tornare il sorriso. Con tutto il rispetto per quelli che ne hanno pochi: i soldi contano poco per me».
Conta di più la parola, pensiero comune all'ex ct azzurro Donadoni. Che ha pagato in prima persona l'eliminazione da Euro 2008. Che ne pensi?
«Che Donadoni è un grande uomo oltre che un grande allenatore, ha pagato perché dice sempre quel che pensa e perché dal primo giorno di ritiro ce li aveva tutti contro. Lui non è un filogiornalista, lui parla chiaro. Per me ha fatto un grandissimo lavoro in una situazione difficile: dopo il successo al Mondiale, potevamo solo vincerlo l'Europeo».
Dove può arrivare questa Samp?
«Possiamo fare bene, lottare di nuovo per la Uefa come l'anno scorso. Il mio sogno però è portare questi colori in Champions, nel giro di due-tre anni. Sarebbe come vincere un Mondiale».
Sogni e ricordi, quale il più bello da quando sei qui?
«Il primo giorno non lo scorderò mai. Mi hanno accolto quattro-cinque mila persone, proprio quando avevo chiesto affetto. Loro sono la mia gente, io sono il loro calciatore».
Quanti gol prometti al tuo pubblico?
«Per me i gol non sono importanti, se mi dici che a fine anno avrò fatto quaranta assist e zero gol ti dico va bene. Mi piace vedere i compagni sorridere, loro sono la mia vera forza, perché se non corrono per me io la palla la becco ben poche volte...».
Non hai mai pensato di andar via, dopo essere risorto alla Samp? Le senti le sirene di mercato?
«Le sirene non suonano se non le fai suonare, dipende sempre dal calciatore. Quando suonano vuol dire che uno vuole fare cassa e a me i soldi non interessano. L'ho detto al Direttore: restiamo qua a vita io e lui, poi io a 34 anni smetto e vediamo che succede».
Torniamo a casa, Genova. Dicono tutti che ti ha colpito in modo particolare. E' vero?
«Genova è bellissima, me ne avevano parlato male, ma invece mi piace da morire. L'unica cosa è che secondo me si mangia poco bene, il pesto lo detesto, ma c'è sempre il sole, c'è il mare, la gente è calorosa. La preferisco a Madrid, lo so che sembra strano ma è la verità. Dove c'è il mare cambia tutto e poi io vivo affacciato sul mare e sono felice».
Genova è anche, forse soprattutto, il derby. Antonio, già una volta sei stato protagonista nella stracittadina. Ora si presentano altre due occasioni.
«Siamo più forti, lo sanno anche loro e non dobbiamo andarglielo a dire. Queste sono le mie partite e poi chissà perché prima del derby noi siamo tutti carichi, mentre loro cominciano a diventare bianchi. In campo non si sa mai, ma la realtà è questa. Forza Samp sempre».
questi sono solo alcuni frammenti e tra l'altro mitigati dalle lettere; per la versione live, tra il commovente e l'esilarante ci sono anche i video. imperdibili!
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